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La calce di Gerusalemme

Mi è stato sempre raccontato da mio padre e dalle persone anziane che hanno avuto a che fare con le costruzioni che, in passato, le calci impiegate nell’ambito edilizio in Giordania venivano prodotte in Palestina.
Questo avveniva almeno fino al 1967, cioè fino a quando tra i due stati non esistevano confini. In Palestina erano presenti rocce calcaree di buona qualità, ottime per produrre la calce, inoltre gli artigiani del luogo possedevano una grande manualità ed eccellente esperienza di cottura, fattori che hanno favorito, in passato, il mercato della calce in Medio Oriente in generale e tra Palestina e la Giordania in particolare.

A causa dell’occupazione, tutte le bellissime fornaci palestinesi sono state abbandonate e distrutte, è cessata la produzione artigianale della calce, sostituita con quella industriale.

Per nostra fortuna, a circa dieci chilometri da Gerusalemme in direzione est, lungo la strada che porta ad Amman, subito dopo il checkpoint israeliano, in una vallata sulla a sinistra si trova una delle zone di produzione artigianale della calce, dove si possono ancora vedere, in stato di rudere, due fornaci di calce di grandi dimensioni e delle vasche di spegnimento.

La particolare posizione geografica delle fornaci, protette dalle sponde della vallata e ubicate in prossimità delle stesse cave di estrazione della materia prima (le pietre calcaree), riduceva di molto il costo della produzione e di conseguenza assicurava maggiori guadagni ai proprietari. Inoltre, la presenza delle sponde rocciose consentiva di scavare le stesse fornaci, in parte, nella roccia, e successivamente completarle con blocchi della stessa pietra.

Le due fornaci sono di forma cilindrica, una di piccole dimensioni e una più grande, dello stesso tipo che abbiamo visto in Siria, in Albania e nello Yemen.

Quella di grandi dimensioni, quasi integra ma pericolante, presenta una struttura con la parte inferiore scavata nella roccia e quella superiore costruita in pietra e malta in due anelli: quello inferiore più largo rispetto al superiore ha muri sopraelevati rispetto al terreno.
Alta circa 8 metri, e con 5 metri di diametro, aperta dall’alto, la fornace ha una porta frontale, alta circa 2 metri e larga 1 e 70 cm che serviva per alimentarla ed estrarre la calce viva dopo la cottura.

Come si è già detto, la materia prima per la produzione della calce veniva estratta dalla stessa zona: i blocchi di calcare venivano ridotti in piccoli più piccoli da porre poi, in ordine, nella calcara.
Con la cottura si produceva la calce viva, che veniva spenta in sito, per ottenere grassello, considerata la presenza delle vasche di spegnimento

Una volta pronto, il grassello di calce veniva distribuito e venduto in tutte le zone limitrofe, inclusa Gerusalemme, sia per le nuove costruzioni sia per la realizzazione di interventi di manutenzione di importanti monumenti.Tra questi la Cupola della Roccia, la moschea di al-Aqsa e il Santo Sepolcro.

La calce era utilizzata sia nella malte da muratura ma anche per le loro preziose decorazioni in stucco e per la realizzazione di mosaici.

Testo di Abu Aysheh Moh’d Saoud, Socio Fondatore del Forum Italiano Calce

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