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Pavimenti in calce

Calce, cocciopesto e graniglie lapidee sono utilizzati sin dall’antichità per realizzare splendidi pavimenti in battuto tuttora conservati in vari siti archeologici del bacino mediterraneo.
Con opus signinum i Romani designavano il pavimento costituito da calce, sabbia e pietrame duro di piccola pezzatura; quando venivano seminati frammenti di marmo immergendoli nella base di calce, il pavimento era chiamato opus segmentatum mentre con opus sectile si intendeva la giustapposizione di marmi colorati, simile a un intarsio.
Con il nome di battuto, terrazzo, veneziana, pavimento alla genovese, seminato di graniglia, mosaico irregolare ecc., si definiscono le diverse variabili di pavimenti a calce che fanno parte della storia dell’architettura, dall’epoca ellenistica ai nostri giorni.
Le prime illustrazioni della fabbricazione di questi tipi di pavimenti si trovano nel trattato del 1590 “Della Architettura” di Giovanni Antonio Rusconi, dove le silografie del testo risalgono in realtà a metà del Cinquecento.

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