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Terrazzo Veneziano

Il pavimento a terrazzo costituisce l’elemento caratteristico degli edifici veneziani costruiti tra l’ XI ed il XVIII secolo.
 Alla fine del Cinquecento, quando viene redatto lo “Statuto all’Arte dei Terrazzieri”, le tecniche di esecuzione hanno raggiunto il massimo sviluppo e il terrazzo veneziano entra definitivamente a far parte integrante della cultura architettonica lagunare.

Peculiarità del terrazzo veneziano, oltre alla sua bellezza, sono l’elevata flessibilità ed il basso ritiro igrometrico del materiale usato come legante, la calce. 
Negli edifici veneziani di quell’epoca, infatti, i cedimenti irregolari delle fondazioni e conseguentemente dei muri portanti, provocavano la flessione delle travi e dei solai in legno sottostanti alla pavimentazione. Soltanto l’impiego di pavimenti flessibili permetteva, dunque, di evitare la loro fessurazione sotto lo sforzo di flessione. Inoltre, la notevole estensione delle pavimentazioni, costruite senza giunti, richiedeva l’impiego di materiale a basso ritiro per limitare la fessurazione legata all’evaporazione dell’acqua d’impasto. Per questo motivo la miscela utilizzata per il terrazzo veniva messa in opera con una consistenza molto asciutta e poi compattata, con uno strumento chiamato battipalo, sino alla totale espulsione dell’acqua in eccesso.
Dai manuali storici seicenteschi apprendiamo che gli strati costituenti il terrazzo devono essere tre e prevedere l’uso di calce, cocciopesto, pozzolana, sabbia in proporzioni e qualità differenti, con alcune varianti. E’ interessante osservare come, in una variante, la calce idrata e pozzolana è sostituita con calce ‘idraulica’ (nota allora come “calcina negra”). Ciò appare sorprendente se si pensa che ufficialmente la fabbricazione della calce idraulica è fatta risalire alla fine del XVIII secolo, quando si capì che per ottenere un legante idraulico era necessario cuocere un calcare argilloso o una marna .

Un altro elemento caratteristico del terrazzo veneziano era l’impiego, come aggregato, di materiale riciclato proveniente dalla macinazione di tegole, vetro, ferro, oppure ottenuto dalla demolizione di precedenti terrazzi.

Nello strato superiore, invece, gli aggregati venivano scelti e selezionati accuratamente in modo da creare una base di elementi lapidei incastrati a mano tra i quali venivano gettati poi quelli più fini, mescolati alla calce e ai pigmenti. Era in uso, inoltre, realizzare effetti decorativi con le pietre, con risultati simili a quelli dei mosaici.

A partire dal Novecento, per questioni economiche e per abbreviare i tempi di posa e levigatura, si iniziò a usare cementi di tipo Portland e aggregati di granulometria più fine.
L’uso del cemento in sostituzione alla calce non solo ha svilito il terrazzo alla veneziana come prodotto artigianale, ma sotto il profilo tecnico determina un generale irrigidimento del pavimento con conseguenti danni in presenza di minime sollecitazioni statiche.

Per approfondire l’argomento si consiglia la lettura di “Pavimenti alla veneziana” di A. Crovato, Ed. L’ Altra Riva, Venezia, 1989

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